News Intervista di Lettera43 a Giuseppe Mazzei

Giuseppe Mazzei: «Le lobby? Il problema è la politica»
Cinquanta proposte di legge in 40 anni. Tutte accantonate. Così i partiti, di destra e di sinistra, favoriscono i gruppi di pressione. La denuncia di Giuseppe Mazzei.
di Giorgio Velardi

 

I lobbisti in parlamento? «Ci sono sempre stati».
A dirlo senza mezzi termini è Giuseppe Mazzei, presidente de Il Chiostro, l’associazione «per la trasparenza delle lobby» nata nel giugno del 2008.
Malgrado oggi «in molti si straccino le vesti», il problema dell’Italia non sono le lobby ma «l’assenza di una legge che regoli» questo genere di attività.
Eppure lui e la sua associazione hanno più volte presentato proposte in tal senso.
«È UNA QUESTIONE POLITICA». Si tratta, ha detto il giornalista e docente di comunicazione a Lettera43.it, di una «volontà politica».
Nel Palazzo c’è infatti «una lobby oscura contraria alla regolamentazione» che ha messo «i bastoni fra le ruote» al varo di un provvedimento di regolamentazione predisposto dalla presidenza del Consiglio. E molti ex parlamentari sfruttano il loro status per portare avanti interessi di parte.

DOMANDA. Il tema delle lobby è tornato alla ribalta. La vicenda ha stupito i più.
RISPOSTA.
 Colpisce che a meravigliarsi siano state proprio quelle persone che invece non avrebbero dovuto mostrare meraviglia.
D. In che senso?
R. La presenza di figure che in parlamento fanno attività di lobbying è una cosa risaputa da tempo…
D. Ma nessuno ha mai fatto niente.
R.
 Da diversi anni l’associazione che presiedo si batte per l’approvazione di una legge che regolamenti l’attività di lobbying. Pensi, siamo noi lobbisti a chiederla con forza.
D. Però?
R. Il parlamento non ne ha mai discusso. Quindi mi domando: perché, visto che il tema appassiona tanto, nessuno ha mai varato una legge che metta nero su bianco delle regole precise?
D. Sta dicendo che il problema è prima di tutto politico?
R. Certo. Fra i tanti elementi di arretratezza che caratterizzano questo Paese c’è anche la mancanza di una legge di questo tipo. In Italia l’attività di lobbying è vista esclusivamente come un abuso, ma da che mondo è mondo la democrazia vive anche della rappresentanza degli interessi. Che, aggiungo, deve essere portata avanti da persone serie e corrette e alla luce del sole, in trasparenza. Non dal primo che capita.
D. Perché la vostra proposta di regolamentazione è rimasta lettera morta?
R.
 Il problema ha molteplici sfaccettature. In molti non la vogliono perché sanno che se questa legge passa come la proponiamo noi dovrebbero smettere di fare attività di lobbying. Ad altri, che sono in palese conflitto di interessi, toccherebbe la stessa sorte. Poi ci sono quelli che fanno finta di non capire che questo tema non va affrontato con manicheismo ma con il buonsenso.
D. Però sono il governo e il parlamento ad avere in mano il pallino del gioco.
R.
 Anche all’interno della maggioranza di governo qualcuno ha messo i bastoni fra le ruote.
D. C’è un partito che più degli altri ha frenato l’iter del provvedimento?
R.
 No, si tratta di una logica trasversale. In quasi tutti i partiti figurano persone che non lo vogliono. Ci sono forze in cui ce ne sono di più e altre in cui se ne contano di meno.
D. Molti parlamentari traggono giovamento da questo vuoto normativo?
R.
 Ho fatto il giornalista politico per tanti anni, preferisco non fare dietrologie. Stando ai fatti, dico però che quando si affronta l’argomento molti parlamentari storcono il naso. Dal 1970 a oggi sono state presentate oltre 50 proposte di legge in tal senso.
D. Che fine hanno fatto?
R.
 Sono rimaste tutte nel cassetto. Se nessuno ha mai fatto niente un motivo ci sarà.
D. Detta così, sembra che i primi lobbisti siano fra coloro che alloggiano nel Palazzo.
R.
 In parlamento c’è una lobby oscura contraria alla regolamentazione che non è composta solo da sedicenti lobbisti o da lobbisti contrari alla trasparenza. Mi lasci aggiungere un particolare, secondo me fondamentale.
D. Prego.
R. So per certo che ci sono molti ex parlamentari che fanno attività di lobbying alla Camera e al Senato. Questo crea delle problematiche non indifferenti.
D. In che senso?
R.
 Queste persone sfruttano i privilegi degli ex parlamentari. Sono più lobbisti degli altri. Ciò crea una disparità di trattamento inaccettabile: tutti dovremmo poter giocare ad armi pari.
D. Quali sono i contenuti principali della vostra proposta di legge?
R.
 Prima di tutto sosteniamo che la platea dei decisori pubblici debba essere la più vasta possibile: si va dal governo alle autorità indipendenti fino a toccare tutti i livelli della pubblica amministrazione. Tutti coloro che prendono decisioni «pubbliche» devono esserne oggetto.
D. In questo contesto i lobbisti che ruolo giocherebbero?
R.
 Sarebbero quelli autorizzati ad avere un’interlocuzione, per presentare proposte e suggerimenti di cui deve rimanere una traccia, con le figure citate poc’anzi.
D. Chiedete che venga creato un vero e proprio ordine professionale?
R.
 Parlerei di un semplice elenco e non di un albo professionale. Questo dovrà essere pubblico: potranno iscriversi quelle persone con la fedina penale pulita che si impegneranno a rispettare un codice etico e ovviamente le leggi in vigore in Italia.
D. Cosa accadrebbe in caso di violazione di queste regole di comportamento?
R.
 Dovrà essere prevista una punizione con sanzioni prevalentemente pecuniarie molto elevate. Al lobbista che esercita la professione senza essere iscritto nel registro verrà combinata una multa che va da un minimo di 50 mila ad un massimo di 500 mila euro.
D. Poi?
R. C’è la necessità di affermare il principio secondo cui nessuno può essere al tempo stesso funzionario pubblico e lobbista, parlamentare e lobbista, ministro e lobbista… In più, ogni anno, il lobbista dovrà presentare una relazione per dire cosa ha fatto e di cosa si è occupato più le persone che ha consultato.
D. Crede che questa volta si riuscirà ad arrivare ad una soluzione tangibile?
R. Confido molto nel premier Letta, che conosce bene questi temi, così come nel ministro Moavero e nel sottosegretario Patroni Griffi. Ci vuole coraggio, bisogna metterci la faccia. All’inizio del nuovo anno porteremo avanti una nuova e fortissima azione di convincimento.

FONTE: www.lettera43.it

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