News La ripresa prossima ventura

coronaHub-02Nel 2014 la caduta del Prodotto Interno Lordo si arresterà, il motore  dell’economia nazionale innescherà la marcia in avanti e, a  quanto pare, ci sarà una timida ripresa economica. Si parla di 0,2 % o qualcosa in più. Meglio di niente, dirà qualcuno. Con tutta onestà non c’è di che essere contenti.
Fino a quando la disoccupazione non comincerà a diminuire in maniera consistente  e non si registreranno tassi di crescita di almeno il 2% l’anno resteremo nella palude di una economia impantanata che, se non affonda più, di certo si limita solo a galleggiare. E non è quello che serve.
In questi ormai 4 anni di recessione, contrassegnati da almeno due anni di drastiche misure che hanno fiaccato economia e società del nostro Paese, si sono perse tante occasioni per incidere in maniera seriamente riformatrice su alcuni bubboni che paralizzano la crescita e l’efficienza dell’Italia.
La spesa pubblica improduttiva è stata appena scalfita da interventi indiscriminati e non selettivi e l’ inefficienza della macchina burocratica dello Stato e delle amministrazioni regionali e periferiche è rimasta quella che era, se non  addirittura peggiorata.
L’Italia che produce è zavorrata da un peso burocratico insopportabile e avrebbe bisogno di essere liberata da lacci e lacciuoli inutili che servono solo a mantenere un pachiderma amministrativo e a far perdere competitività.
Condizione indispensabile per la ripresa è un dialogo tra mondo degli interessi da una parte  e politica e amministrazione pubblica dall’altra, un dialogo basato sulla collaborazione e non sul sospetto, sulla voglia di costruire insieme il futuro del Paese e non sulla difesa di vecchi privilegi corporativi.
Un dialogo  di questo genere non ha niente a che vedere con gli scambi che ci sono stati in questi ultimi decenni tra chi produce e chi governa, scambi  basati sulla miopia, che hanno puntato a puntellare le debolezze e non a spronare l’efficienza e che non hanno rafforzato la struttura industriale dell’Italia.
C’è da augurarsi che la ripresa prossima ventura sia basata su un modo nuovo di dialogare tra interessi e decisori, un modo costruttivo che deve mirare a rendere più forte il sistema Paese guardando alla competizione internazionale: nessuna difesa corporativa e nessun papocchio con la politica, ma uno sforzo per volare alto e invertire la rotta che ci ha portati a questo disastro.
E il primo passaggio deve essere proprio la semplificazione burocratica, una riforma che si può fare non solo senza costi, ma addirittura con forti risparmi di spesa corrente.
Una riforma che si può fare in due-tre mesi.
Basterebbe aprire un tavolo tecnico in cui mondo produttivo e amministrazione concordino un elenco di pratiche  da eliminare, procedure da snellire, scartoffie e autorizzazioni da superare con autocertificazioni. Poi un bel decreto legge potrebbe eliminare in un sol colpo questo piombo dell’economia italiana.
E’ troppo? No. E’ il minimo che, dati i tempi cupi, si può e si deve fare.

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