La lobby Europea
Qual è lo stato del lobbying in Europa. Quali sono gli Stati membri più virtuosi in questo senso? Sono domande che il Circolo del Chiostro di Milano ha rivolto a Chiara Putaturo – Project Officer di Transparency International – durante un incontro svoltosi lo scorso 6 luglio. Qui di seguito una sintesi dell’intervento.
“L’Italia risulta essere al terzultimo posto in Europa per regolamentazione del lobbying: è quanto emerge da una ricerca condotta da Transparency International, organizzazione impegnata dal 1992 nella lotta e nella prevenzione della corruzione, in collaborazione con i suoi 19 uffici nazionali europei, tra cui Transparency International Italia.
Nel panorama europeo i settori che investono di più in attività di rappresentanza degli interessi sono le farmaceutiche, la finanza, le telecomunicazioni, e l’energia, mentre è registrata una presenza sempre maggiore di società di consulenza e di uffici legali, che sono anche i più riluttanti nel definirsi lobbisti.
Lo studio, attraverso domande ad esperti, valuta il sistema del lobbying in 19 Paesi europei e nelle tre istituzioni dell’UE secondo tre indicatori: la trasparenza – ovvero la facilità di accesso da parte dei cittadini alle informazioni riguardanti i gruppi di interesse -, l’integrità – intesa come l’adeguatezza degli standard e comportamenti etici dei lobbisti e dei decisori pubblici -, ed in ultimo la parità di accesso – identificata con l’eguaglianza di rappresentanza e partecipazione nel processo decisionale.
A livello europeo il punteggio medio si ferma al 31%: il dato denota uno scarso livello di regolamentazione in Europa, ancora al di sotto degli standard statunitensi e canadesi, in particolar modo per la trasparenza, che raggiunge un livello del 26%.
Il primo posto in Europa è conquistato dalla Slovenia, con un punteggio di 55 su 100, grazie al suo sistema di regolamentazione, pur con alcune lacune applicative: la Slovenia ha un registro dei lobbisti molto dettagliato; è l’unico Paese che prevede un periodo di attesa (cooling-off period) per i membri del Parlamento che intraprendono la professione di lobbisti; inoltre il FOIA (Freedom of Information Act) sloveno, ovvero la legge che garantisce l’accesso civico ai documenti pubblici, è uno dei più completi a livello internazionale. Ai primi posti troviamo anche la Lituania, che si distingue per un alto livello di consultazione e partecipazione pubblica al processo decisionale, e la Gran Bretagna, dove le iniziative di autoregolamentazione da parte dei lobbisti sono molto sviluppate.
Un caso particolare è costituito dall’Irlanda, che ha introdotto nel marzo 2015 una nuova legge, ritenuta molto avanzata, e la cui efficacia applicativa si potrà giudicare nei prossimi mesi: la legge irlandese è l’unica ad esempio che include una definizione del fenomeno dell’ “astroturfing”, una pratica di lobbying controversa che consiste nel creare a tavolino, con metodi più o meno leciti, una campagna di pressione dal basso, per nascondere un’attività di rappresentanza di interessi particolari.
L’Italia, si colloca al terzultimo posto (solo prima di Cipro e Ungheria), con un punteggio generale di 20 su100. Insieme ad altri due Paesi simbolo della crisi dell’eurozona – il Portogallo e la Spagna – è tra i cinque Paesi con i punteggi peggiori e dove le pratiche di lobbying e i rapporti tra il settore pubblico e finanziario sono particolarmente a rischio.
E’ per questo che Transparency International Italia ha lanciato una petizione online per chiedere al Governo di colmare alcune delle lacune esistenti attraverso (1) l’ introduzione di un registro pubblico ed obbligatorio dei lobbisti, (2) la trasparenza del processo legislativo, (3) la tracciabilità negli incontri tra i lobbisti e i membri del Parlamento o i pubblici ufficiali, (4) l’introduzione di un Freedom of Informaction Act e la regolamentazione dei conflitti di interesse e del fenomeno delle porte girevoli.”
Chiara Putaturo