Negli ultimi mesi è tornata a farsi sentire in modo pesante la voce grossa dell’ignoranza sul tema del lobbying. Sull’onda di una sacrosanta moralizzazione della vita pubblica si è inserita impropriamente una sorta di caccia grossa contro i lobbisti senza se e senza ma.
Ne abbiamo lette di tutti i colori: lobbisti che spadroneggiano in Parlamento, lobbisti che si sostituiscono ai partiti, lobbisti che manovrano i deputati come marionette , lobbisti che inquinano la vita istituzionale per il solo fatto di esserci e di entrare nei palazzi del potere e via di questo passo, lobbisti messi alla gogna solo perché fanno il loro lavoro.
C’è chi pensa di “cacciare i lobbisti dal Parlamento” come se si trattasse di mandar via a colpi di ramazza una vil razza dannata di delinquenti che profanano con la propria presenza i sacri templi delle istituzioni .
Invece di pensare alla seria e rigorosa regolamentazione del lobbying che associazioni come “Il Chiostro” chiedono da anni , si riaccendono i falò di cacce alle streghe che ci fanno ricadere nel più stupido ed ottuso oscurantismo.
I lobbisti hanno pieno diritto di svolgere il proprio lavoro secondo norme precise e presso le istituzioni; non sono un cancro da estirpare ma una parte vitale del funzionamento della democrazia e del dialogo tra politica e interessi.
Se si vuol moralizzare la vita politica non si devono chiudere le porte della politica alle voci che vengono dall’esterno e che immettono nel circuito delle istituzioni proposte, informazioni, e bisogni.
Occorre invece aprire il mondo istituzionale ad un lobbismo serio, rigoroso che porti idee e progettualità nuova per difendere, si, interessi particolari ben sapendo che l’interesse generale si costruisce solo dopo il dialogo con gli interessi particolari.