News Renzi: il governo delle speranze, obbligatorie

coronaHub-02Mai nella storia della Repubblica un governo è stato caricato di tante aspettative come quello guidato con piglio e velocità da Matteo Renzi.
Ci si aspetta tanto dal nuovo esecutivo perché il giovane Presidente del consiglio ha diffuso, con abile comunicazione, messaggi riformistici che toccano molti punti della nostra vita collettiva. Ma questo non basta. Il motivo più profondo di tante aspettative si deve ricercare altrove: in uno stato psicologico degli italiani che, a qualunque parte politica appartengono, si augurano tutti che qualcosa accada.
Questo qualcosa non è una piccola riforma, un rattoppo all’economia qua e là, ma è una profonda revisione di quel che non va in questo Paese, cioè quasi tutto. Un’opera radicale di cambiamento che da decenni tutti aspettiamo e che ora sembra una medicina salva-vita per l’Italia, una medicina da prendere subito.
Renzi incrocia questa diffusa domanda di riforme radicali e se ne fa interprete elencando priorità, mettendo scadenze, dimostrando di voler gestire il Governo del Paese senza disperdersi in mille interminabili negoziazioni, ma puntando ad adottare decisioni in tempi certi e rapidi.
L’Italia non può più attendere. Cinque anni di crisi profondissima hanno massacrato  un Paese che non aveva avuto il coraggio di guardarsi dentro e di curarsi per tempo.
Ora non c’è un minuto da perdere.
Renzi fa bene a cominciare dalla riforma del lavoro e dall’immissione nelle tasche delle aziende di decine di miliardi di euro che lo Stato debitore deve pagare. Se tutto questo avviene nel volgere di due, massimo tre mesi, l’economia italiana avrà una sferzata di liquidità che potrà rimettere in moto il volano di una ripresa, pur debole che sia.
Ma insieme alla riforma del lavoro Renzi dovrà, come ha promesso, sbaraccare il piombo della burocrazia che grava sulle attività produttive italiane.
Anche su questo punto non bisognerà attendere i tempi lunghi delle tante fallite riforme burocratiche. Si istituisca una commissione mista tra il Governo e il mondo delle aziende, del commercio dell’artigianato e delle professioni. In due mesi si faccia un elenco di tutto ciò che va cancellato e si riscriva in modo semplificato quello che resta, e entro giugno il Governo  vari un maxi decreto-legge che come una gigantesca gomma cancelli dalla normativa italiana un pesante fardello di regole inutili.
Su un altro fronte Renzi deve subito mettere mano ad una riforma radicale: quella della giustizia, in primis, quella del processo civile. Anche su questo tema tutto si può e si deve fare nel giro di massimo sei mesi. Entro fine settembre si può varare una riforma storica che semplifichi i tanti riti processuali, riduca i tempi delle sentenze e dia certezze in un settore cruciale della vita collettiva.
C’è, non ultima, la riforma della scuola e della ricerca: Renzi abbia il coraggio di aprire la scuola, l’università e la ricerca ad un diverso modello di collaborazione con il mondo delle imprese. Bisogna sbaraccare le baronie accademiche che mal governano gli atenei e i centri di ricerca e far affluire risorse dal mondo produttivo secondo il modello americano.
Per la scuola e l’università Renzi aumenti le retribuzioni ma introduca il principio della licenziabilità di docenti inadeguati o fannulloni. E poi, da subito modifichi i programmi scolastici rendendo obbligatorio lo studio della lingua inglese fin dalla prima elementare, in modo da avere una nuova generazione di studenti bilingui.
Qualcuno obietta che su Renzi si facciamo ricadere speranze eccessive o messianiche. No. Non c’è nulla di mistico in tutto questo.
C’è solo il grido di un Paese che sa di giocarsi, con la freschezza del giovane capo del Governo, forse l’ultima carta che ha per continuare a sperare di non diventare un Paese povero.

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